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ipnosi

Hello!

We carry an article for those interested in clinical applications of hypnosis , in particular for what concerns pain.

I had the good fortune to do an internship with Dr.. Mariconti (Medical Director of Anesthesia and Pain Therapy) and participate in these meetings to help overcome the headache .

Being even Psychotherapist using hypnosis, and has been a special experience to see how, in addition to the physical pain of the people participating in these groups, “sbloccavano pains” psychological ..

I leave Article

Hello

Manuel

Hypnosis ally of the fleet to breast cancer .

A study
published online in the American “Journal of the National Cancer Institute “ legitimizes the entry in the aisles of oncology wards: a hypnosis session before entering the operating room for surgery of breast cancer – they have in fact demonstrated Guy Montgomery and colleagues Mount Sinai School of Medicine in New York – reduces the doses of anesthetic needed , decreases pain and discomfort pre and post-operative, and shortens the duration of hospitalization. In other words, is able to reduce the cost of the surgery of approximately $ 773 per patient.

The benefits of surgery in breast cancer  Women who are operated on for breast cancer often complain about pain, nausea and weakness before and after surgery. Complications which may lengthen hospital stay or to promote a new hospitalization, and sometimes force them to further medication. Earlier studies had already suggested the possible virtues of hypnosis against these hardships. Benefits that American experts have now demonstrated in a clinical trial of 200 women ad hoc . In particular, scientists have evaluated the effects of hypnosis practiced an hour before the operation.

And also the anesthesia becomes lighter
The study participants were randomized into two groups: all were entrusted to a psychologist, but while some merely to dialogue, others were instead subjected to 15 minutes of hypnosis pre-intervention . During the session, the specialist accompanied them virtually in a world of images pleasant and relaxing, and also explained to them the ABC’s of self-win for any bothersome symptoms. The authors have thus observed that women in the intervention phase of the group hypnosis anesthesia was enough
light. Not only that. These patients reported fewer problems and spent an average of 11 minutes less on the operating table. Source: “La Stampa” 08/28/07

Tempo fa leggevo un articolo relativo al compito dello psicoterapeuta in terapia e del cosa il paziente cerchi quando si rivolge a noi.

L’articolo diceva che il paziente richiede al terapeuta tre cose:

  1. La speranza di poter stare bene;
  2. Poter desiderare che stare bene sia possibile anche per lui;
  3. Trovare le risorse dentro di se per realizzare tutto questo.

A parte rari casi, le persone che vedo solitamente in seduta sono effettivamente carenti di queste componenti, hanno già passato terapie lunghe e costose oppure a volte vengono perché portati da altri(che di solito sono quelli che hanno il reale bisogno di aiuto..).

Molto spesso uso racconti, aneddoti, esperienze personali, prescrizioni paradossali etc..(dipende da caso a caso e da persona a persona) per produrre un cambiamento.

In questo caso l’aneddoto che voglio raccontarti proviene da un dialogo tra E.Rossi e M.H.Erickson e racconta l’esperienza che Erickson fece lottando contro la poliomielite all’età di diciassette anni (il secondo attacco lo ebbe all’età di 51 anni).

Nel seguente dialogo Erickson sì ricorda quella crisi della sua vita, e la propria esperienza di uno stato percettivo alterato, che successivamente riconobbe essere una sorta di autoipnosi.

Erickson la malattia e l’Autoipnosi

 

letto-erickso-miltonE: Quella sera, dal mio letto, udii per caso i tre medici dire ai miei genitori, nella stanza accanto, che il loro ragazzo non sarebbe arrivato al mattino.

Divenni furibondo all’idea che qualcuno potesse dire a una madre che il figlio sarebbe morto entro il mattino.

Poi mia madre entrò con l’espressione più serena che le riuscì di prendere.

Le chiesi di spostare il comò, spingendolo d’angolo contro il lato del letto.

Lei non capiva perché; pensava che stessi delirando.

Parlavo con difficoltà. Ma in quell’angolo, grazie allo specchio che sormontava il comò, riuscivo a vedere attraverso la porta e la finestra di ponente dell’altra stanza.

Non volevo a ogni costo morire senza aver visto un’ultima volta il tramonto.

Se avessi qualche attitudine al disegno, potrei ancora disegnarlo.

R: La tua rabbia e la tua voglia di vedere un altro tramonto sono state un modo di mantenerti vivo in quel giorno critico nonostante le previsioni dei medici. Ma perché la chiami un’esperienza autoipnotica?

E: Vedevo quel vasto tramonto che copriva interamente il cielo. Sapevo però che fuori della finestra c’era anche un albero, ma lo avevo escluso.

R: Lo avevi escluso? Si trattava di quella percezione selettiva che ti permette di dire che eri in uno stato alterato?

E: Sì, non lo facevo consciamente. Vedevo tutto il tramonto, ma non vedevo né la siepe né la grande roccia rotonda che c’erano.

Avevo escluso tutto, meno il tramonto.


tramonto-autoipnosi-strategicaDopo averlo visto rimasi per tre giorni senza coscienza.

Quando tornai in me chiesi a mio padre perché avessero tolto la siepe, l’albero e la roccia.

Non mi rendevo conto d’essere stato io a cancellarli quando avevo fissato tanto intensamente l’attenzione sul tramonto.

In seguito, quando fui guarito e divenni consapevole delle mie condizioni inabilitanti, mi chiesi come avrei fatto a guadagnarmi da vivere.

Avevo già pubblicato un articolo su una rivista agricola nazionale: “Perché i giovani abbandonano la campagna”. Non avevo più le forze necessarie per fare l’agricoltore, ma forse avrei potuto farcela come medico.

R: Diresti che è stata l’intensità della tua esperienza interiore, il tuo spirito e il tuo senso di sfida, a tenerti in vita perché potessi vedere il tramonto?

E: Certo ai pazienti con scarse prospettive diciamo: “Dovreste vivere abbastanza per farlo il mese prossimo. E loro lo fanno.”

(Milton H. Erickson, Opere vol. I, Astrolabio, Roma 1982, pp. 140-141)

Ciao

Manuel

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Ciao!

Questo è lo spazio “informale” di ipnosiStrategica.it

Qui puoi condividere esperienze e curiosità riguardanti l’ipnosi e le sue applicazioni.

Devi sapere che esistono diverse definizioni rispetto a cos’è l’ipnosi, come funziona, cosa può fare per le persone.

Molti tecnici dibattono sulla teoria e sulle applicazioni, se conosci la Programmazione Neuro Linguistica sai che la radice di questa disciplina è stato lo studio del più grande ipnotista del ventesimo secolo Milton H. Erickson.

Lavorando quotidianamente con l’ipnosi credo che la miglior definizione di cos’è l’ipnosi sia stata data da un artista marziale, che tutti conosciamo e che con Erickson ha molto in comune,:

  • entrambi hanno raggiunto risultati fuori dalla norma nel loro campo;
  • entrambi hanno studiato e applicato le loro scoperte rivoluzionando il proprio campo di studi;
  • entrambi hanno ispirato le generazioni a seguire;
  • entrambi consideravano il proprio lavoro un’arte..

Eccoti la definizione..

“L’arte raggiunge qualsiasi altezza quando è prova di auto-coscienza”
Bruce Lee

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