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terapia breve

Ciao,

voglio rispondere ad una domanda che molti fanno quando sanno che utilizzo l’ipnosi.

Stavo parlando con una ragazza che a un certo punto mi dice:”Il mio ragazzo sta facendo una scuola di counseling dove gli insegnano l’ipnosi a provato ad usarla con me ma non è successo nulla.. Che differenza c’è in quello che fai tu?”.

Molto spesso le persone confondono l’ipnosi con la terapia che utilizza l’ipnosi.

Nel primo caso puoi fare dei corsi e imparare le basi dell’ipnosi, il Milton Model, come costruire metafore, come utilizzare i canali rappresentazionali per costruire un’induzione ipnotica e magari la diferenza tra le suggestioni dirette ed indirette.

Nel mio caso invece l’utilizzo dell’ipnosi ha dei presupposti diversi.

Io faccio consulenza psicologica con l’ipnosi.

Nota che per fare terapia con l’ipnosi devi essere psicologo/psicoterapeuta, ma qual è la vera differenza?

La differenza sta nel fatto che se fai vuoi utilizzare bene l’ipnosi devi sapere come utilizzarla.

Devi sapere fare una diagnosi.

Se sei psicologo o psicoterapeuta hai passato 5° anni a studiare tra le altre cose il DSM(manuale diagnostico statistico) per leggere i sintomi e definire i problemi.

Poi devi fare un tirocinio di un anno dove vedi come si lavora.

Poi devi fare l’esame di stato dove, tra l’altro per riuscire a superarlo, devi essere in grado di fare diagnosi.

In altre parole devi fare un training per capire come fare una diagnosi altrimenti è un pò come se io leggessi un libro sulla dieta “X” e poi iniziassi a fare consulenza alle persone prescrivendogli la mia dieta..

Ma se non so leggere i valori del sangue e non so le conseguenze sul fisico della persone come posso sapere cosa prescrivere?

Quindi quando mi chiedono qual è la differenza tra uno che usa l’ipnosi e uno che fa terapia con l’ipnosi la mia risposta è sempre la stessa:

“Sa fare una diagnosi?”

Ciao

Manuel

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Ciao!

Vi riporto un articolo che sostiene una delle premesse della Terapia Breve relativamente ai disturbi d’ansia.

Quando siamo in ansia per un qualsiasi motivo, il parlarne ad altri ha efftti in sè paradossalmente negativi; all’inizio ci sembra che l’ansia passi, d’latronde parlando con gli altri ci sfoghiamo..

In realtà passa solo per qualche istante per poi ritornare più forte, e così per riabbassarla siamo obbligati a riparlarne con qualcuno creando un circolo vizioso che si ripete e si autoalimenta aumentando l’ansia.

A chi non è mai capitato? 

Quando proviamo ansia, parlarne contribuisce(come diciamo nelle terapie brevi) arendere il “fantasma che ci insegue” sempre più reale!Qui di seguito la ricerca dell’Università del Missouri,
Ciao!

RISCHIO ANSIA SE CI SI LAMENTA TROPPO CON AMICHE

ROMA

– Parlare, per ore e ore, al telefono, a scuola, giorno e notte, con l’amica del cuore: un copione comune a molte adolescenti, ma che potrebbe avere, a sorpresa, pesanti effetti collaterali.

Secondo una ricerca dell‘Università del Missouri, pubblicata sulla rivista ‘Development psichology’, le ragazze che parlano sempre dei loro problemi e preoccupazioni con gli amici sono più ansiose e depresse dei loro coetanei maschi. I ricercatori, guidati da Amanda Rose, hanno scoperto che le ragazze che ‘ruminano’, per così dire, più dei ragazzi, sono maggiormente soggette a questi disturbi. “Quando le teen ager parlano tra di loro – spiega Rose – spendono così tanta energia nel soffermarsi su problemi e preoccupazioni, che finiscono col sentirsi tristi e senza speranza, perché si trovano sempre di fronte ai loro problemi. Sintomi della depressione”.

Quanto all’ansia, il parlare continuamente le fa sentire più preoccupate dei problemi e delle loro conseguenze. “Tutto ciò può portarle – continua – a soffrire di depressione e ansia perché spendono in quest’attività tanto tempo, che invece potrebbe essere impiegato in attività più positive e che senz’altro riuscirebbero a distrarle. Cosa vera soprattutto per le ragazze che non riescono a tenere sotto controllo le cose”. Il lato positivo di questi rapporti così intensi, dice la psicologa, è che si “sviluppano amicizie molto forti. Tuttavia, nei maschi che fanno lo stesso non abbiamo riscontrato ansia e depressione. In generale parlare dei propri problemi è legato ad uno stato di benessere. Ma non se fatto in eccesso”. Moderazione dunque. “Gli adolescenti – conclude la ricercatrice – devono essere incoraggiati a praticare altre attività, come lo sport, che li aiutino a distogliere l’attenzione dai problemi”.

Fonte ansa.it 2007-07-16

 

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